Commenti - Antonella Massa

Antonella Massa
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La magia di questa raccolta variegata sta nell’aspetto pregnante delle immagini, nella descrizione costante e coerente delle sfumature. Con ogni sentimento citato, trattato, sentito, Antonella Massa ci trasmette la fragilità dei simboli, delle illusioni, spesso effimere ancor più della loro stessa definizione, spesso elevate all’ennesima potenza da quell’essere chiamato umano, persona, che non riesce a resistere al sogno. Una difesa, normalmente, per chi soffre, per chi necessita di aggrapparsi alla speranza, al futuro rinnovabile in cose migliori. E che ci sarà mai di tanto nuovo? Chiederete. Beh, il nuovo sta nell’imposizione di quel tipo di visioni, a mio avviso incantevoli, che tale penna è capace di dipingere, fotografare. Non è per nulla facile descrivere una sfumatura. Se abbiamo davanti a noi un tramonto suggestivo cercheremo di raccontarlo, no? L’Autrice in questione non descriverà mai quel tramonto, semmai andrà a scavarvi dentro, prenderà i rossi, l’arancio, il rosa, le nube che si mischia alla luce, il vento che muove il ciuffo di capelli davanti allo sguardo … Sogno antico è un titolo sintomatico: i sogni possono essere le tracce viste come l’unica cosa che resta di ogni passaggio; l’aggettivo antico è dedicati al tempo, il contenitore degli eventi i quali, a loro volta, hanno insiti i soggetti, gli oggetti, le emozioni, i respiri. Provate a descrivere un respiro, non il suono, ma la sua forma. Disegnatelo. Non è possibile. Eppure in certi frangenti la Nostra ce la fa. E anche in maniera molto speciale. Ecco che dal famoso tramonto ne scaturisce il senso di consistenza liberatrice, la poesia strizza, sputa tutta la mucillagine in eccesso, avete presente dell’acqua ristagnante nei tubi da molto tempo? Dapprima esce scura, sporca, intaccata, poi pian piano eccola divenire cristallina, fresca, limpida, sempre più. Questo è il lavoro che la Massa compie ad ogni suo componimento. Le tematiche sono comuni ad ogni poeta che si rispetti, come l’amore, il fiore, il sogno, le attese, l’idea, il ricordo, ecc, ecc. Ma è il come che cambia.  In Rosa del mattino, la prima lirica che apre la raccolta, si noti il concetto del fiore espresso solo all’inizio, poi l’attenzione è rivolta al fremito del sorriso. Nodo cruciale, non il fiore, ma il sorriso che ne scaturiva ogni mattina grato all’amore immenso vissuto. Molto originale questa modalità che potrebbe essere benissimo una variante dell’inquietudine, una sottile smania dell’andare a pescar dettagli insospettabili.  Vediamo, nella lirica Carezza,un atteggiamento misurato, quasi trattenuto, appositamente, del dire e non dire, con molta eleganza, delicatezza, cosa preme davvero: “scivola lo sguardo/nei bagliori dell'oro/luce del sole canta,/riflessa di te e di me,/del nostro Amore”. L’accento viene posto sullo sguardo perduto, carezzevole, appunto, come solo l’amore può. E l’amore è maiuscolo. Chiaro, vivo, lampante. Deciso. Tuttavia la diversità da me colta in questo tipo di scrittura non può non far pensare che la nostra autrice voglia spostare il tiro in altre direzioni, viene da pensarlo,  intendendo essere propugnatrice di altro cliché, magari un sottofondo esistenziale difficile, martoriato da accadimenti celati, e può essere, tutto è possibile, se pensiamo che di solito il poeta produce molto perché soffre molto, sente parecchio la propria sensibilità. Ciò non toglie che questa modus scribendi rimane personalissimo, forse ancora da sviscerare in maniera più torrida e meno torbida, certo, ma la strada da fare, per fortuna, ha ancora molti spazi, molte evenienze, e la Massa sa che dovrà scoprirsi di più, sempre di più, fino a diventare una voce non più corale, ma solista. Fa parte dell’evoluzione di ogni artista, sempre. C’è una poesia che io amo molto di questa raccolta, si intitola Ali, l’amo perché si distingue, si eleva ancora di più, si sparge come anima vagante e silenziosa in ogni riga di tutto il libro stesso: “ Scioglierò i miei capelli/alla luce della legna/profumata che arde. /Mi perderò danzando/nelle tue braccia/fremente e avida di te,/nel nostro nido/d' Amore”.Non so se è chiaro come siano lontane e poco terrene le ali dalla terra che brucia, arde. Ecco perché è uno scritto che va oltre. Le ali non volano solo in alto, nel cielo o nelle galassie, no!, le ali possono condurre alle braccia dell’amato, in un nido d’amore (sempre maiuscolo) che può essere anche in una danza, nell’avidità del volersi, nella sensualità dei capelli sciolti nella luce. Quindi, con il volere, che in tutta l’essenza di Antonella si avverte fortemente, è possibile ogni cosa. L’autenticità fa il resto. Non da meno la realtà, vissuta su binari paralleli, che diviene a un certo punto il paradigma del sogno. Tutto questo è sorprendente e lo si può appurare ancor meglio nell’unica prova in narrativa breve che è stata inserita nelle ultime pagine.  Ne Il volo di Anna esiste un codice morale che è stato oltrepassato con una finezza che non so definire. Antonella Massa è stata capace, con un racconto molto breve, di significare una situazione al limite dell’inspiegabile dandole forma e senso pieno, reale nell’impossibile irreale.  Voglio leggere altro di questa autrice, davvero, voglio che presto ci renda partecipi del suo cammino, sono già curiosa e so che non rimarrò delusa.

SILVIA DENTI
Prefazione
PREFAZIONE a cura dell' editore

La dolcezza espressiva e musicale del canto è la cifra stilistica di Antonella Margherita Massa. Nel fluire della parola poetica, la struttura letteraria entro la quale è organizzata la raccolta denota un interessante spunto di riflessione. Anzitutto, il modello di Pablo Neruda diviene presenza costante. Nel corso della lettura, anticipa sensazioni che la poetessa svolge in un accumulo di immagini tali da dischiudere l’esperienza d’amore come l’unica e vera fonte ispiratrice di vita. L’amore vero diviene sintesi delle forme che pervadono il cosmo. Al variare delle stagioni a cui son dedicate le quattro parti dell’opera corrispondono la caducità e la mutevolezza della vita terrena. Ma l’amore cantato da Antonella Margherita Massa si sottrae al ciclo perituro degli eventi perché tutto carico di tempo e spazi dell’anima, teso a forgiare nuovi radiosi destini umani e indagare insondabili vie segrete che solo il calore degli affetti e accorate fantasie possono rivelare. Nel suo fluire vitale, la natura viene interiorizzata come continua percezione dell’amore che congiunge i paesaggi del cuore.
Dal balenare di immagini e parole unicamente dettate da un puro sentire si ricava perciò la ricerca di una nuova idealità vissuta come conquista di inediti modi espressivi. Ma la poesia di Antonella Margherita Massa non ha bisogno di spiegazioni, risolvendo in sé ogni razionalità per affermare comunque e sempre la profondità del sentimento

Scrivo d' amore
immersa nell'anima
Dolce incanto
(Antonella Massa)

Socrate sosteneva che l'amore è mancarsi sempre, a mio parere una frase incisiva e appropriata
sull'importanza sostanziale di tale
sentimento.
La poetessa Antonella Massa, di questo aforisma, ne fa il plot del suo libro, dove l'amore e la ricerca del ricordo è viaggio trainante attraverso un linguaggio delicato, etereo, sofisticato, in quell'eleganza che regala al verso, musica e canto.
Nelle sue poesie, l'autrice sposa il connubio dell' amore/sentimento cullato da l'ambiente/incanto , ella interseca infatti la passione, l'emozione, la sensazione quasi tattile dell'amore stesso con il riverbero della luna, il rumore del mare, la brillantezza delle stelle; quasi che ogni profumo di primavera, ogni raggio di sole o riflesso di luna, riporti a lei sensazioni amate e assorbite nei ricordi.
Ci parlerà di abbracci, baci e promesse, memorie d'incanto e passione, vi sarà la dolcezza e il timore, il desiderio e la rimembranza di questo.
Un libro dove il sogno diventa padrone e ali spiegate riportano sensazioni provate, percezioni sensoriali e battiti mai assopiti nel tempo.
Ci svelerà l'intensità di un attesa, la carezza sperata, il bacio bramato, fra i ricordi profumi di fiori, folate di vento e maree da ricordare; nell'incanto delle liriche, sembra quasi udire la voce sognante della poetessa che celebra la luna, ora antica, ora piena, ora riflessa mentre giura promesse d'amore, o ricorda di questo gli istanti vissuti.
L'autrice sembra tessere un ricamo di parole e di queste farne suoni gentili, sorrisi e speranze, pare che ella stessa accarezzi i suoni attraverso metafore e ottime figure retoriche che rendono sensazione di vissuto e di sognato al lettore attento.
Antonella Massa, ha indubbiamente la proprietà di fare intravedere ciò che la sua mente innalza ed elabora, ogni immagine, pensiero, sensazione diventa essenza di caldo avvolgimento emotivo.
Il libro è suddiviso in due sezioni; la prima parte, regna regina con intense poesie , la seconda parte che lei ha intitolato “Gocce di poesia”, è una raccolta di haiku che impreziosiscono ancor di più il suo esternarsi al mondo, prerogativa che solo con la poesia è possibile.
Intense le parole della poetessa, parole che portano rispetto all'amore e ne comprendono il valore, la forza, l'indissolubilità.
Poesie d'abbracci, di sogni e sospiri in un lirismo suggestivo che conquista e che incanta, un'altalena di passione e di battiti del cuore; versi che innalzano al cielo sensazioni d'incanti e............... anche dove il buio della notte impera.
Emily Dickinson scrisse: “Che l'amore è tutto, ed è tutto ciò che sappiamo dell'amore” : questo Antonella Massa lo ha compreso e con eleganza di idiomi lo sussurra in questo libro.


Presentazione
Da sempre, quando mi trovo a scrivere la presentazione di una raccolta di poesie, mi rendo conto come essa
purtroppo
appare come la forma d’arte meno adatta alla civiltà del materialismo e della dissipazione, come questa in cui viviamo, per un motivo fondamentale, direi semplice: perché essa ha bisogno di attenzione, di silenzio, di concentrazione e di attiva partecipazione.
Non ci si può lasciar andare a distrazione, perché trascurare anche una sola parola del testo potrebbe compromettere il senso totale del discorso, come una goccia d’inchiostro su di un quadro che potrebbe sfigurare il paesaggio.
So, per averlo più volte sperimentato che la poesia è un sogno, un’aspirazione, un desiderio che non trova le condizioni per realizzarsi; essa chiama in causa indirettamente la coscienza, ciò che nell’affanno della contemporaneità quotidiana a volte rimane inascoltato e si rivolge a quella parte del nostro essere che non si rassegna al cinismo della "realtà".
E l’essenza della poesia consiste proprio in questo fenomeno misterioso che, se da una parte rappresenta la realtà così com’è, dall’altra rimanda a immagini e pensieri del come dovrebbe essere.
Poesia dunque come "dialogo esterno" tra l’animo del poeta e tutto il resto che lo circonda. Essa è il "ponte che congiunge l’illusione del vedere con la realtà del toccare con mano".
Così la poesia di Antonella Margherita Massa immerge il lettore nella "lettura interiore"nello "spazio immenso dell’anima" con la "presa di coscienza" dell’esistenza di mondi diversi e più vasti, uno dentro l’altro come le scatole cinesi, o come gli insiemi matematici; di realtà che esulano dal pessimismo dei giorni presenti per evadere libere nell’infinito con giochi di tecnica uniti al desiderio di parlare e con l’improcrastinabile esigenza di proclamare sempre e comunque la visione "piena" del "sentire". Una delle prime poesie della silloge dal titolo: "Raggi di sole" si apre agli occhi del lettore, costituendo una sorta di inesorabile "proemio genetico" in cui tutte le figurazioni liriche, si possono percepire soltanto con ripetute e non superficiali letture che affascinano anche il lettore meno attento.
Questo è uno dei tratti peculiari della grande poesia; che anche quando è flusso magmatico di emozioni mai si priva di un ordine; che anche quando in essa sono frantumati i canoni della metrica sempre soggiace, come ebbe a dire Eugenio Montale, a una "regola invisibile" costituita dal sogno e per dirla con William Shakespeare che scriveva: "Siamo fatti della stessa sostanza dei sogni" mi piace immaginare l’essenza umana, quella parte cioè più profonda di noi che è immutabile ed eterna alla quale è stato dato il nome di anima capace di vivere in un metafisico "altrove"
Così non fatico a riscontrare in Antonella la persistente capacità del poeta di guardare e sentire con gli occhi della meraviglia, la voce dell’anima con parole talune volte allegoriche capaci di parlare agli "adulti" esortandoli a farsi "piccoli" proprio attraverso il dialogo con la Bellezza interiore che diventa un argine al processo di "secolarizzazione"che vorrebbe sommergerci.
Così può accadere che nel Leggere e rileggere le poesie della Nostra si possono avvertire sensibilmente che le Sue immagini, sono sensazioni, evocazioni e suoni, di una poesia che grida, ed è un grido che si fa poesia.
Nutrirsi della poesia, così come del tempo che a sua volta la fagocita e la trasforma, significa, come scriveva G. Garcìa Marquez che la vera vita: "non è quella che si è vissuta, ma quella che si ricorda, e come la si ricorda per raccontarla". E questo vuol dire vivere un ciclo poetico-naturale in verticalità, in spietata e brusca spinta verso l’alto; un gioco che si tramuta in sacrificio, un regressus ad infantiam che non trova eco. Così,leggo tra le righe di queste belle poesie di Antonella, che invita a seguire il percorso d’un viaggio non solo ricerca di bellezza, di armonia, ma anche fuga dall’angoscia, scaturita dal confronto con la negatività, ricerca d’una possibile via di salvezza, divenuta momento imprescindibile della Sua vita.
Antonella Margherita Massa, donna di qualità sa benissimo come ognuno di noi è destinato a viaggiare tra le disperazioni del presente e le onde di quel canto che inFoscolo, rievocano per sintonia spirituale e per contenuti il sonetto A Zacinto, e sa altresì che l’immagine della patria perduta, dell’isola serena sullo sfondo dello Ionio sacro agli antichi dei, pur in una sofferta riacquistata calma, è indissolubilmente legata al Suo come destino di esule nei marosi della contemporaneità.
Per concludere, sento doveroso esprimere un grazie ad Antonella, poiché la Sua poesia può considerarsi una "voce di illuminazione, libertà e liberazione spirituale oltre che civile"."Voce" che si erge chiara e potente in questo mondo che appare sempre più sull’orlo di una catastrofe antropologica."Voce" capace di rinnovarsi radicalmente nello spazio e nel tempo per presentare il Suo profilo intimo e profondo.
Luigi Ruggeri




INTRODUZIONE CRITICA ALL’OPERA DI ANTONELLA MASSA
ARMONIE D’INFINITO
di Teresa Laterza

Quattro raccolte poetiche dense e multiformi. Un viaggio silente negli anfratti segreti dell’io narrante che compare e scompare tra le ombre e le foschie dei versi, ora limpidi, ora misteriosi, sovente ubriachi di ricordi, di attese, di sogni… E gli incisi rimarcano il respiro pulsante dell’esserci, nell’abbandono libero e incontaminato dove il desiderio di rivalsa dell’amore detta le sue leggi del cuore.
Scrivere in versi rappresenta, per Antonella Massa, la cura ad una realtà spesso iniqua e cinica. Un balsamo per le sofferenze e le difficoltà con le quali la vita, spesso, ci sfregia. Nel caos di un mondo, sempre meno a misura d’uomo, ecco stagliarsi la poesia della nostra autrice che diviene mezzo propizio e vivido per comunicare le sue “verità”, così come veritiero è il titolo che sceglie per dare forma alle quattro raccolte: Sogno antico; Riflessi di luce; Un dono dal mare; Amate stelle. Il titolo, infatti, Armonie d’infinito, racchiude il senso stesso del suo poetare: l’idea di equilibrio, di amore (armonia), nel suo modo di percepirla e concepirla, e di quel qualcosa che è oltre, che non è così visibile istantaneamente agli occhi (infinito), ma che l’autrice riesce a cogliere e comunicare senza remore. L’infinito è quell’oltre che consente alla poetessa di vedere al di là del tangibile, con la delicatezza dei sentimenti, il senso del cuore. L’autrice con i suoi versi non scrive ma disegna, anzi dipinge con la sua tavolozza dei sentimenti e il dipinto assume, di volta in volta, le sembianze di un ricordo, di una pausa, di una riflessione… Nelle poesie di Antonella Massa, spazio e tempo assumono un’importanza determinante. Il primo sembra dilatarsi e confondersi fino a perdere i riferimenti netti di un luogo ben definito. Così il tempo, che pare fermarsi per poi riprendere improvvisamente la sua corsa, a volte spietata, altra lenta e silente, acquista una sua “realtà” ed una dimensione a se stante. Il suo è un continuo viaggio di scoperta, interiore ed esteriore, negli spazi “fisici” della mente e del corpo, ma anche in quelli dell’ignoto… un’avventura senza tempo ricca di speranze e nostalgie. E negli anfratti del cuore, la nostra autrice, si libra e si espande fino a potere tutto con la forza dell’amore che è poi il fil rouge dell'intero narrato. L’amore non è solo quel sentimento che lega due cuori innamorati… per la poetessa esso è il tutto che permea il tutto: un sorriso, una carezza, un respiro, la natura intera con i suoi incanti, l’alternarsi delle stagioni, le albe, i tramonti, la terra, il mare, le stelle.
Elementi naturali e sentimenti si fondono dando vita a quelle melodie dell’anima che diventano versi. Nelle quattro raccolte che compongono questa silloge, benché non vi sia una linea di demarcazione netta nei significati trasmessi, è evidente una progressiva maturazione artistica dell’autrice. L’uso di metafore sempre più raffinate, il costrutto delle frasi sempre più corposo e descrittivo. Le parole sembrano sempre più prendere forma in trasparenti versi di descrizione, che quasi mai si negano all’interpretazione, in cui non vi sono, tuttavia, certezze facili né tesi interamente consolatorie, semmai ipotesi in divenire, secondo la stessa propensione della poetessa. Il verso è vivido, d’impatto e si fa alcune volte respiro fisico, atto d'inspirazione-espirazione, altre volte sospiro, altre ancora quasi battito cardiaco.
Quella dell’autrice è scrittura di passione, nutrita di un vissuto, rivisitato e trasfigurato in scansioni incisive, penetranti e dense di un forte cromatismo lirico che avvolge, coinvolge, seduce. La sua poesia è slancio esistenziale, ricerca, opera certosina di scavo nell’invisibile della coscienza e di ricerca di significati di ciò che ancora non conosce. Nei versi di Antonella Massa affiora, fino a divenire palpabile, il desiderio di liberarsi dalla solitudine e dalle pene esistenziali del vivere quotidiano. Si avverte, pertanto, in essi, il tentativo della poetessa di aprire il suo animo al lettore per confidargli gli indefiniti sogni che aleggiano nei suoi angoli più segreti, trasportandolo ora nel passato (Sogno antico) ora in un futuro desiderato (Riflessi di luce e Un dono dal mare). Ogni pensiero così come ogni evento, nei versi della nostra autrice, pur nella sua atemporalità, acquista una sua precisa collocazione “temporale” e si fa metafora, traccia di un solco di appartenenza tra il mondo esteriore e la propria spiritualità, il sogno diviene così sublimazione… Il sogno, di cui parla la poetessa, non è quello dormiente, in stato di incoscienza, bensì quello vigile, propositivo, quello della rivalsa, intriso della forza, della determinazione e della convinzione che tutto possa, con l’amore e per l’amore, accadere e che l’attesa mai potrà dirsi vana. L’amore nei versi di Antonella Massa è poesia, o meglio si materializza nella poesia che è canto liberatorio pregno di autenticità. Il linguaggio utilizzato dall’autrice è semplice, morbido, non pretenzioso e si inserisce sobriamente in un registro lirico-romantico dai colori delicati. Il verso è pacato, il lessico pulito in un’armonia d’insieme che rende godibile e fruibile la lettura di tutto il narrato. Le poesie sembrano episodi, istantanee, frammenti di vita che raccontano di un lontano passato, a volte in modo sfumato, ma anche di un futuro desiderato, quello sognato dagli occhi dell’autrice che vedono il bene e il bello, elementi sempre presenti nei suoi versi. La capacità dell’autrice di calarsi in una dimensione intima e personale, di non intromissione e distrazione, le consente di dare vita ad uno spazio, fuori da ogni dimensione e riferimento ad una realtà razionale contingente, in cui è possibile parlare con un alfabeto nuovo, di emozioni e sensazioni che divengono un abito, addirittura una seconda pelle… La sua poetica è capace di dire molto con poche parole e le parole sono giuste al momento giusto. Con la poesia entra nel proprio mondo e lo sente con tutte le sue fibre; il singolo verso vive di vita propria e possiede un proprio fascino. Il pregio della scrittura dell’autrice risiede, soprattutto, nell’essere compatta e determinata, facilmente conoscibile e riconoscibile nei suoi significati e nel suo globale portato di esperienza; essa è disponibile a qualsiasi lettura se ne faccia, provocata dall’incontro, ad un certo punto, ad un certo momento, con un’altra esperienza. Ciò deriva certo dall’abilità dell’autrice di “controllare” ciò che scrive, verificandone l’ancoramento ad un pensiero logico e trasmissibile, ad un dato individuabile e non occasionale di esperienza, vagliando di volta in volta la scrittura, per far sì che in essa viva solo ciò che incide con una permanenza di significato. Ripercorrendo i suoi versi ci si ritrova immersi in nostalgie, in cuori pulsanti d’amore, in paesaggi d’altri tempi, in nature e visioni elegiache che invitano alla contemplazione o in albe che inneggiano alla vita e profumano d’eterno… tutto ciò, incanalato in una versificazione corredata di fluidità e di scioltezza, in cui le immagini scorrono nitide e divengono vive. L’autrice disegna un orizzonte poetico che non si limita alla manifestazione dei propri lasciti emozionali, ma va oltre nella sua ricerca della ragione più sottile e autentica della storia, quella della sua vita e dei suoi affetti. La silloge Armonie d’infinito racchiude quel mondo vissuto e desiderato dall’autrice, dove l’idea dell’amore è un tutt’uno con il suo essere ed esprime ciò che è realizzabile, poiché l’amore è “fine a se stesso”, nel senso di essere intriso della sua stessa sostanza, ed è capace di rivoluzionare il tutto. Nonostante la delicatezza dell’autrice nel raccontare del sentimento dell’amore, in tutta la raccolta si avverte un vigore e un’incisività importante, direi travolgente come un fiume in corsa capace di lasciare sugli argini i detriti, che si arricchisce di tutti i preziosi toni che incontra nel suo viaggio. Un viaggio che non è mai ricerca di una meta prestabilita bensì di nuovi orizzonti ed aperture in cui il suo sguardo e il suo cuore si dilatano all’infinito nell’infinito.
27.1.2019

         
                
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